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.Ah, perdersi là, distendersi e abbandonarsi, cosí tra l'erba al silenzio dei cieli; empirsil'anima di tutta quella vana azzurrità, facendovi naufragare ogni pensiero, ogni memoria!Poteva, domando io, capitare piú inopportuno quel giudice?Mi duole, a ripensarci, se egli quel giorno se n'andò da casa mia con l'impressione ch iovolessi burlarmi di lui.Aveva della talpa, con quelle due manine sempre alzate vicino allabocca, e i piccoli occhi plumbei quasi senza vista, socchiusi; scontorto in tutta la magrapersoncina mal vestita, con una spalla piú alta dell'altra.Per via, andava di traverso, come icani; benché poi tutti dicessero che, moralmente, nessuno sapeva rigare piú diritto di lui.Lemie considerazioni sulla vita?«Ah signor giudice,» gli dissi, «non è possibile, creda, ch io gliele ripeta.Guardi qua! Guardiqua!» E gli mostrai la coperta di lana verde, passandoci sopra delicatamente la mano.«Lei ha l'ufficio di raccogliere e preparare gli elementi di cui la giustizia domani si servirà peremanare le sue sentenze? E viene a domandare a me le mie considerazioni sulla vita,quelle che per l'imputata sono state la cagione d'uccidermi? Ma se io gliele ripetessi, signorgiudice, ho gran paura che lei non ucciderebbe piú me, ma sé stesso, per il rimorso d'avereper tanti anni esercitato codesto suo ufficio.No, no: io non gliele dirò, signor giudice! È beneche lei anzi si turi gli orecchi per non udire il terribile fragore d'una certa rapina sotto gliargini, oltre i limiti che lei, da buon giudice, s è tracciati e imposti per comporre la suascrupolosissima coscienza.Possono crollare, sa, in un momento di tempesta come quelloche ha avuto la signorina Anna Rosa.Che rapina? Eh, quella della gran fiumana, signorgiudice! Lei l'ha incanalata bene nei suoi affetti, nei doveri che s è imposti, nelle abitudini chesè tracciate; ma poi vengono i momenti di piena, signor giudice, e la fiumana straripa,straripa e sconvolge tutto.Io lo so.Tutto sommerso, per me, signor giudice! Mi ci sonobuttato e ora ci nuoto, ci nuoto.E sono, se sapesse, già tanto lontano! Quasi non la vedopiú.Si stia bene, signor giudice, si stia bene!Restò lí, stordito, a guardarmi come si guarda un malato incurabile.Sperando di scomporloda quel penoso atteggiamento, gli sorrisi; sollevai dalle gambe con tutt'e due le mani lacoperta e gliela mostrai ancora una volta, domandandogli con grazia:Ma davvero, scusi non le sembra bella, cosí verde, questa coperta di lana?III.RemissioneMi consolavo con la riflessione che tutto questo avrebbe facilitato l'assoluzione d`AnnaRosa.Ma d'altra parte c'era lo Sclepis che piú volte con un gran tremore di tutte le suecartilagini era accorso a dirmi ch io gli avevo reso e seguitavo a rendergli piú che mai difficileil compito della mia salvazione.Possibile che non mi rendessi conto dello scandalo enormesuscitato con quella mia avventura, proprio nel momento che avrei dovuto dar prova d'averepiú di tutti la testa a segno? E non avevo, invece, dimostrato che aveva avuto ragione miamoglie a scapparsene in casa del padre per l'indegnità del mio comportamento verso di lei?Io la tradivo; e solo per farmi bello agli occhi di quella ragazza esaltata avevo protestato dinon volere piú che in paese mi si chiamasse usuraio! E tanto era il mio accecamento perquella passione colpevole, che avevo voluto e m'ostinavo a voler rovinare me e gli altri, contutto che per poco non m'era costata la vita, questa colpevole passione!Ormai allo Sclepis, di fronte alla sollevazione di tutti, non restava che riconoscere le miedeplorevoli colpe, e per salvarmi non vedeva piú altro scampo che nella confessione apertadi esse da parte mia.Bisognava però, perché questa confessione non fosse pericolosa, cheio dimostrassi nello stesso tempo cosí viva e urgente per la mia anima la necessità d'uneroico ravvedimento, da ridare a lui l'animo e la forza di chiedere agli altri il sacrifizio deiproprii interessi.Io non facevo che dir di sí col capo a tutto quello che lui mi diceva, senzaforzarmi a scrutare quanto e fin dove quella che era soltanto argomentazione dialettica,prendendo a mano a mano calore, diventasse in lui realmente sincera convinzione.Certoappariva sempre piú soddisfatto; ma dentro di sé, forse, un pò perplesso, se quella suasoddisfazione fosse per vero sentimento di carità o per l'accorgimento del suo intelletto.Si venne alla decisione chè io avrei dato un esemplare e solennissimo esempio dipentimento e d'abnegazione, facendo dono di tutto, anche della casa e d'ogni altro mioavere, per fondare con quanto mi sarebbe toccato dalla liquidazione della banca un ospiziodi mendicità con annessa cucina economica aperta tutto l'anno, non solo a beneficio deiricoverati, ma anche di tutti i poveri che potessero averne bisogno; e annesso anche unvestiario per ambo i sessi e per ogni età, di tanti capi all'anno; e che io stesso vi avrei presostanza, dormendo senz'alcuna distinzione, come ogni altro mendico, in una branda,mangiando come tutti gli altri la minestra in una ciotola di legno, e indossando l'abito dellacomunità destinato a uno della mia età e del mio sesso.Quel che piú mi coceva era che questa mia totale remissione fosse interpretata come veropentimento, mentre io davo tutto, non m'opponevo a nulla, perché remotissimo ormai daogni cosa che potesse avere un qualche senso o valore per gli altri, e non solo alienatoassolutamente da me stesso e da ogni cosa mia, ma con l'orrore di rimanere comunquequalcuno, in possesso di qualche cosa.Non volendo piú nulla, sapevo di non poter piúparlare.E stavo zitto, guardando e ammirando quel vecchio diafano prelato che sapevavoler tanto e la volontà esercitare con arte cosí fina, e non per un utile suo particolare, nétanto forse per fare un bene agli altri, quanto per il merito che ne sarebbe venuto a quellacasa di Dio, di cui era fedelissimo e zelantissimo servitore.Ecco: per sé, nessuno.Eraquesta, forse, la via che conduceva a diventare uno per tutti.Ma c'era in quel prete troppoorgoglio del suo potere e del suo sapere.Pur vivendo per gli altri, voleva ancora essere unoper sé, da distinguere bene dagli altri per la sua sapienza e la sua potenza, e anche per lapiú provata fedeltà e il maggior zelo
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