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.Le prime due voci mi avrebbero permesso di decidere come e dove vivere; la terza e la quarta mi avrebbero fatto compagnia; e le storie mi avrebbero tenuta zitta e distratta, senza disturbare nessuno.Willie e io siamo terrorizzati dall’idea di perdere la lucidità mentale, condizione che obbligherebbe Nico o, peggio ancora, degli estranei, a decidere per noi.Penso a te, figlia mia, che sei rimasta per mesi alla mercé di sconosciuti prima che potessimo portarti in California.Quante volte sarai stata maltrattata da un medico, un’infermiera o un’ausiliaria senza che io lo sapessi? Quante volte nel silenzio di quell’anno avrai desiderato di morire presto e in pace?Gli anni passano discreti, in punta di piedi, beffandosi silenziosamente di noi, e d’improvviso ci spaventano dallo specchio, ci colpiscono a man salva le ginocchia o ci conficcano un pugnale nella schiena.La vecchiaia ci attacca giorno per giorno, ma sembra più evidente al compimento di ogni decennio.C’è una mia fotografia, a quarantanove anni, mentre presento Il piano infinito in Spagna; è la fotografia di una donna giovane, le mani sui fianchi, sfrontata, con uno scialle rosso sulle spalle, le unghie smaltate e lunghi orecchini di Tabra.Ed esattamente in quel momento, con Antonio Banderas di fianco e un bicchiere di champagne in mano, mi annunciarono che eri appena stata ricoverata in ospedale.Scappai di corsa, senza immaginare che la tua vita e la mia gioventù stavano per concludersi.Un’altra mia foto, un anno dopo, mostra una donna matura, capelli corti, occhi tristi, vestiti scuri, senza gioielli.Il corpo mi pesava, mi guardavo allo specchio e non mi riconoscevo.Non è stato solo il dolore a farmi invecchiare rapidamente, perché riguardando l’album di foto di famiglia posso constatare che quando compii trent’anni, e poi ancora quando ne compii quaranta, ci fu un cambiamento drastico nel mio aspetto.Sarà così in futuro, solo che invece di notarsi a ogni decennio, sarà ogni anno bisestile, come dice miamadre.Lei è vent’anni più avanti di me e mi apre la strada, mostrandomi come sarò in ogni tappa della vita.«Prendi calcio e ormoni, perché non ti cedano le ossa, come a me» mi suggerisce.Mi ripete di prendermi cura di me stessa, di amarmi, di assaporare le ore che trascorrono molto velocemente, di non smettere di scrivere per tenere la mente attiva, di fare yoga per potermi piegare e mettermi le scarpe da sola.Aggiunge di non affannarmi nel tentativo di mantenere un’apparenza giovanile, perché gli anni si noteranno comunque, per quanto si tenti di nasconderli, e non c’è nulla di più ridicolo che una vecchia con atteggiamenti da lolita.Non esistono trucchi e magie che possano evitare il decadimento; si può solo posticiparlo un po’.«Dopo i cinquanta, la vanità serve solo a soffrire» mi assicura quella donna che godette della reputazione di bella.Ma la bruttezza della vecchiaia invece mi spaventa e intendo combatterla finché mi rimarrà la salute; per questo mi sono fatta tirare la faccia da un chirurgo plastico, visto che non hanno ancora scoperto il modo di far ringiovanire le cellule con uno sciroppo.Non sono nata con la splendida materia prima di Sophia Loren, ho bisogno di tutto l’aiuto che posso trovare.L’operazione consiste nello staccare muscoli e pelle, eliminare quel che è di troppo e ricucire al teschio la carne, tesa come la tuta di un ballerino.Per settimane ho avuto la sensazione di indossare una maschera di legno, ma alla fine ne è valsa la pena.Un buon chirurgo può ingannare il tempo.Ma è un argomento che non posso affrontare né con le mie Sorelle del Disordine né con Nico, perché sostengono che la vecchiaia ha la sua bellezza, verruche pelose e varici comprese.Tu eri della stessa opinione.Ti sono sempre piaciuti di più i vecchi che i bambini.IN CATTIVE MANIA proposito di chirurgia plastica, un mercoledì all’alba mi chiamò Tabra un po’inquieta, con la novità che uno dei suoi seni era scomparso.«Stai scherzando?»«Si è sgonfiato.Un lato è piatto, ma l’altro seno è come nuovo.Non mi fa male.Credi che debba andare dal medico?»Andai immediatamente a prenderla e la portai dal chirurgo che l’aveva operata, che ci assicurò che non era colpa sua, ma della fabbrica di protesi: a volte sono difettose, si rompono e il liquido si diffonde per il corpo.Non c’era da preoccuparsi, aggiunse, era una soluzione salina che con il tempo si sarebbe assorbita senza pericolo per la salute.«Ma non può rimanere con un solo seno!» intervenni.Al medico sembrò un’osservazione ragionevole e alcuni giorni dopo sostituì il palloncino scoppiato, ma non gli venne in mente di fare uno sconto sul prezzo delle sue prestazioni.Tre settimane più tardi si sgonfiò l’altro.Tabra venne a casa nostra coperta con un plaid.«Se quel disgraziato non si assume la responsabilità delle tue tette, lo citerò in giudizio! Deve operarti gratis!» ruggì Willie.«Preferisco non disturbarlo di nuovo, Willie, potrebbe arrabbiarsi.Sono andata a farmi visitare da un altro medico» confessò lei.«E questo ne sa qualcosa di seni?» le chiesi.«È un uomo molto onesto.Pensa che ogni anno va in Nicaragua a operare gratuitamente i bambini con il labbro leporino.»In realtà fece un lavoro eccellente e Tabra avrà seni sodi da fanciulla finché non morirà a cent’anni [ Pobierz całość w formacie PDF ]

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