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.Ned, naturalmente, venni poi a sapere tra le sghignazzate dei miei compagni di sventura, chene erano stati anche loro vittime, era uno dei più noti arruolatori di Glasgow, incaricato dirifornire i capitani di marinai, con o senza il loro consenso, ovviamente.Il metodo poteva variare, ma il risultato era sempre lo stesso: il capitano aveva i marinai chevoleva, e l'adescatore due mesi di paga delle sue vittime.Il capitano, se qualcuno si azzardava a fare obiezioni, rispondeva invariabilmente che ilmarinaio aveva ingaggiato un agente per trovargli un imbarco.E c'era sempre un contratto, incontestabilmente provvisto dell'impronta di un dito o di unafirma apposta sotto l'influsso dell'alcol, o di qualche altro mezzo di persuasione, che regolavala transazione tra il marinaio e l'agente con piena soddisfazione delle parti, per dirla con leparole di Ned.Ma l'unica cosa che il marinaio ne ricavava era una vita grama.Se aveva abbastanza cervello per rendersene conto.Per quel che mi riguardava, me l'ero ancora cavata a buon mercato.Ero rotolato sotto al tavolo per il troppo rum, ecco tutto.Sotto l'influsso dell'alcol, avevo firmato un pezzo di carta con cui avevo perso tre mesi di paga,oltre al prezzo del rum che avevo bevuto, beninteso.Ma avrebbe potuto andare anche molto peggio.Ce n'erano alcuni che venivano portati a bordo mezzi morti per i colpi che avevano ricevuto.Ce n'erano altri che, indebitati fin sopra le orecchie nei confronti dell'arruolatore, sapevanogià al momento di salire a bordo che non avrebbero ricevuto neppure uno scellino quandosarebbero sbarcati un anno o due dopo.E c'erano quelli che si erano impegnati per contratto a lavorare come schiavi nelle piantagioniper cinque anni, prima di essere rimessi a piede libero.Sempre che fossero ancora in grado di reggersi in piedi.Com'è dunque possibile che a terra ci sia gente che riempie pagine e pagine per chiedersi, intutta serietà, come mai la pirateria trovi sempre nuovi adepti? Saper scrivere, credete a me,non è una garanzia contro la stupidità.Il che, in fin dei conti, è anche confermato dal fatto che io stesso firmai il contratto che Neddeve avermi messo sotto il naso non appena il rum aveva avuto l'effetto desiderato.Fui risvegliato alla vita da un secchio d'acqua di mare e da un sostanziale calcio nel sedereamministratomi dal secondo.La testa mi scoppiava dal male, avevo sudori freddi in tutto il corpo, le mani mi tremavano evedevo scintille danzarmi davanti agli occhi ogni volta che giravo la nuca.Insomma, niente di strano, avevo preso la mia prima sbornia.E se qualcuno me l'avesse chiesto in quel momento, per la prima e ultima volta nella mia vita,avrei detto che preferivo morire che vivere, se ben ricordo.Fui spinto su per una scala, poi uscimmo in coperta e attraversammo una porta che conducevaa poppa, benché sapessi a malapena distinguere il davanti dal dietro, e improvvisamente miritrovai faccia a faccia con il dio della nave.Signore, disse il nostromo con rispetto, questo è John Silver, il mozzo, che è salito a bordo conNed, la notte scorsa.Il capitano mi squadrò da capo a piedi, come fossi un cavallo alla fiera.Ho qui un contratto, disse, dove John Silver si impegna a prestare servizio come mozzo daGlasgow a Chesapeake e ritorno per un salario di ventidue scellini al mese.Porta la vostra firma, apposta in presenza di testimoni.Siamo d'accordo? Credo di aver annuito.Bene.Il capitano si alzò, girò intorno al tavolo e mi guardò come se volesse farmi perdere il sennodallo spavento.A quel che mi risulta, Silver, non avete mai messo piede a bordo di una nave prima d'ora.Perciò voglio dirvi ancora una cosa.Su una nave non ci sono cose giuste o sbagliate, come si dice esistano a terra.Su una nave ci sono solo due cose: il dovere e l'ammutinamento.Tutto quello che vi viene ordinato di fare è dovere.Tutto quello che rifiutate o trascurate di fare è ammutinamento.E l'ammutinamento è punito con la morte.Vi consiglio di non dimenticarlo.Sì, signore, balbettai, come in trance, senza sapere cosa dicevo o facevo.Fu così che John Silver iniziò la sua illustre carriera di marinaio.Avevo preso il mare per avere le mani libere, con guanti di cuoio per giunta, e mi trovai legatomani e piedi.Fui messo all'istante in servizio, in un mondo che mi era del tutto incomprensibile.Ero paralizzato e incapace di reagire.Ubbidivo a una serie ininterrotta di ordini.Mi guardavo bene dal dire quel che pensavo, perché ormai avevo imparato che con la sinceritànon si va lontano.Se mai aprivo bocca, era per dire quello che gli altri volevano sentire, nient'altro.Mi dicevo che era l'unico modo per sopravvivere fino a quando, se mai, ne avessi trovato unomigliore.Ma il peggio era che, all'inizio, non capivo un'acca di quel che si diceva a bordo.Era sicuramente inglese, senza dubbio, ma molte parole non le avevo mai sentite, e il resto eraassoluto arabo.E io che, nonostante tutto, credevo di avere una buona parlantina e di saper rigirare le parolefinché non avevano più né capo né coda, io che sapevo perfino parlare latino, restavo lì comeun imbecille, con gli occhi lucidi, lo zimbello di tutti
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